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      Ma di ciò sia la cagione l'esser di sua natura permeabili dal lume, talche passando esso lume non si vegga fuor che in quella parte, nella quale direttamente il corpo luminoso, ò colorato si rappresenta, quasi che per la sua presenza diretta più vigoroso, e senza languidezza insieme penetri, e non sia superato dal tenebroso del corpo diafano, ma pienamente lo avanzi, specialmente se sia il corpo representante terminato da opaco, altrimenti no. E questa virtù non si conceda à lume più debole, ò rappresentato lateralmente; e per ciò nel specchio rimirato per coltello non si dà il riflesso, ò malamente; e voi sapete benissimo che i prospettivi vogliono che l'oggetto visibile si rappresenti, ò in tutto, ò in miglior modo per linea retta; onde per loro più chiara intelligenza descrivono quella lor piramide trilineale, attribuendo alla linea di mezo il punto dell'effetto principale della virtù visiva, & insieme dell'oggetto visibile. Talche nel corpo diafano i lumi ò colori più deboli, concorrendo debilmente, & insieme con i più potenti e lateralmente appresentati e per la diafaneità, e per l'obliquità, ò non si riflettono, ò pur non facilmente, se bene nella superficie non diafana havrebbono la sua visibilità, e reflessione, ancorche non così diretta, come hò detto, perche non hanno la penetratione, da cui restino (per un certo modo d'intendere) quasi occultati. Ma forse mi dirà alcuno, quali trasparenze si generino, & in qual maniera, in un argento, in uno acciaio, o altrove, dall'esser bruniti?


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Esercitazioni filosofiche
di Antonio Rocco
Appresso Francesco Baba Venezia
1633 pagine 230