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      E se diceste; questa varietà di colori, che nella Luna si scorgono, divenire dalla distanza, che è fra essa e noi che la rimiriamo. Io vi dico che la distanza può ben mostrar denegrati gli altri colori; ma mostrar bianchi i negri, non è possibile. L'acque limpidissime, per la lor profondità (in cui s'inchiude spatio, e distanza) si mostrano in maniera cerulee, che par quasi negreggino; il verde, il flavo, il purpureo, in lontananza, appaiono quasi del tutto negri. E la cagione universale è, che la lontananza apporta perdita, e privation nella conoscenza dell'oggetto visibile, tanto per parte delle sue specie, che languiscono, quanto per la potenza visiva, che è terminata di virtù, e defettiva; & essendo il color negro quasi una privatione de gli altri colori, come le tenebre della luce, quelli rimirati da lontano, necessariamente nel negro degenerano; ma che esso apparisca bianco, sarebbe un acquistar vigore nel mancamento; di modo che se la Luna in Cielo sarà negra, per niuna cagione vedrassi bianca; e se voi bianca la vedete fra le nuvole, errate dicendo esser negra: e tanto più è inescusabile il vostro errore, quanto che ogni sforzo delle vostre nove dottrine è fondato nella certezza della potenza visiva; si che se vi farete convenevole dir negro à quel che vedete bianco, noi altri, con più ragione, diremo esser larve, & imaginationi fantastiche quelle, che vi si mostrano dal vostro Telescopio. Già è cosa indubitata che il senso meno s'inganna circa l'oggetto proprio, che circa il commune; conosce meglio l'occhio il colore, che la quantità, ò il numero.


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Esercitazioni filosofiche
di Antonio Rocco
Appresso Francesco Baba Venezia
1633 pagine 230

   





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