ole il moto, che le conviene, propalatela con ragioni per manifesta al Mondo, se pur sapete, e riceverete più gloria che dell'esservi messo contro alla potentissima vehemenza dell'acque che impetuose corrono per vie naturali al suo centro. Ma da questa poca di digressione torno al segno onde partij, concludendovi che dalla sfera pigrissima di Saturno non deve pervenirsi alla total immobile del ciel stellato, ma ben à lei sì, che per la somma velocità faccia pigrissima la prenominata di Saturno, per le ragioni di Aristotile sudette.
7. La quarta difficultà, che voi apportate, è stata da Aristotile istesso, nel secondo del Cielo, apportata & adeguatamente soluta. Dice egli per tanto, e bene, che essendo le stelle fisse nel proprio orbe secondo la distanza che hanno da i poli, così fanno, ò disegnano cerchi maggiori, ancorche esse stelle non fussero tutto eguali; il che non solo non è inconveniente, ma congruo, e necessario. Sarebbe forse verisimile, che le maggiori in maggior circolo con maggior velocità si movessero, mentre ciascuna da se stessa havesse il proprio moto, aggiungendovi la proportion del vigore, nel modo che diciamo esser più veloce un veltro grande, e gagliardo, di un debile, e piccolo. Ma essendo il moto altrui, e di altri l'obiettione, non vostra, non occorre diffondersi in più prolissa risposta. Se quelle delle quali non si dubita, (che credo intendiate de pianeti) si movono in cerchi massimi, ciò avviene perche sono situate lontane da i poli, il che è manifesto dal non uscir esse dal spatio del Zodiaco, che se a i poli più vicini fussero poste, farebbono giri minori, e così l'essempio è contra voi, più tosto che in favore.
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