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      Tornate all'essempio della caduta d'un grave dall'albero della nave, affermando, che stando essa nave ferma, ò movendosi, sarà la medesima caduta sempre al piè dell'albero; e che così dicano quei, che ne han fatto esperienza, dunque l'istesso accaderà movendosi la terra, cioè, che caderanno i gravi nell'istesso segno, per le ragioni predette. Quasi (vi rispondo) che la disparità, che pria apportaste tra questo moto della nave, con l'aria che la circonda, e quel della terra, ora sia risoluta in nulla; ma non importa, vi si ammetta, come vi piace; seguite pure. Dite dunque, ripigliando il vostro discorso, che sopra una superficie piana, pulitissima, come un specchio, di materia dura, come l'acciaio, paralella del tutto all'orizonte, senza alcuna sorte d'impedimento, una palla perfettamente sferica spinta non havrebbe occasione di fermarsi mai ne di variar velocità (già nel piano acclive, ò declive sarebbe tutto l'opposito, cioè ritardatione, ò acceleratione), e per conseguente potria far perpetuo il suo moto. Delle quali superficie, se ne trovano molte, come quella dell'acqua in bonaccia e quella dell'aria non turbata. Or dunque (doppo longo dialogare) inferite, se la palla che casca dall'albero della nave s'incontra in una tal superficie dell'aria, che occasione havrà ella di ritardar il suo moto? perche in giro non si volterà sempre regolatamente, nel modo che fa la terra, di cui il sasso partecipa la natura, & il movimento? Risponde Simplicio, ciò avvenir per due impedimenti, l'uno, per la resistenza dell'aria: l'altro, per il moto retto, che fa la pietra all'ingiù, che à questo circolare s'oppone.


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Esercitazioni filosofiche
di Antonio Rocco
Appresso Francesco Baba Venezia
1633 pagine 230

   





Simplicio