Replicate voi, che il primo impedimento è poco, & insensibile. Et in questo io non voglio dir altro, che poco importa. Il secondo voi non l'havete per impedimento, già che si è visto di sopra che il moto retto e circolare non sono incompossibili; onde, anco cadendo la palla, sempre è (secondo voi) in giro egualmente portata coll'aria, o dall'aria, & havete l'uniformità de i proietti, col moto della terra. Ma vediamo quanto habbino di efficacia questi vostri discorsi. Prima voi ponete per fondamento del mobile, che si ha da movere una superficie di materia dura, come l'acciaio, e poi passate nell'applicatione ad una molle, rara, e cedente, come è l'aria, all'aria istessa; e volete che, nella medesima maniera sia quì la vostra palla di artiglieria sostentata, come sopra quella superficie durissima d'acciaio. Di più, forse non sarebbe ne anco vero (se ben questo poco importa per hora) che quel mobile si movesse in eterno, essendo egli, il motore, e l'impeto impressogli di virtù finita e defettibile, ne essendo quel moto naturale; già che se bene fusse naturale alla terra tutta la circolatione, la parte sua separata, di qualsi voglia figura si fusse, non havrebbe questo potere, come voi medesimo intendesti di dire contra Aristotile. Ma passiamo più oltre. Che il moto retto non sia incompossibile
col circolare, è in buon senso vero; ma che non sia grandemente ritardativo di esso, e specialmente, se l'uno sia intorno al centro, e l'altro diretto all'istesso, è falsissimo, implicante di contradittione, e repugnante alle sensate esperienze.
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Aristotile
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