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      Pratichiamlo. Sia una gran ruota, anzi pur l'orbe della Luna, e poniamo per essempio, che si aggiri intorno alla terra, come intorno al suo centro, senza approssimarsi mai ne più, ne meno ad esso, e con l'istessa velocità raggiri il fuoco, e l'aria sino alla terra. Pongasi nella Luna medesima, un gran sasso, che debba venir in terra & unirsi con lei. Lascisi cadere à piombo, io vi domando si approssimerà niente alla terra, ò no? Se non si approssimerà, dunque mai arriverà in terra, ma sarà sempre nel segno, ove fù posto. Se si avvicinerà col suo moto cadente, mentre egli viene a basso, la Luna in giro havrà scorso più oltre, senza dubio immaginabile; & ecco, che il moto circolare non è del tutto compossibile col retto: altrimenti l'istesso cadente sarebbe egualmente veloce e non egualmente veloce nell'istesso tempo, e circa l'istesso segno, che è impossibile, e contradicente. Or se cadendo giù, quel che si volta in giro s'avanza, non havranno l'istesse velocità circolari, ancorche ammettessimo il discenso per linee traversali con voi, e per conseguente non si salverebbono l'equalità di moti cadenti, se la terra non stesse ferma. E ben vero che può il moto retto participar del circolare, e diverebbe all'or misto, o tortuoso, come si vede di una nuvola, che da se stessa va all'insù direttamente, e da i venti è in altra banda raggirata. All'ora il moto retto & il circolare sono più compossibili, quando non concernano l'istesso segno, ò centro, come una palla cadente, può cadendo ruotar in se stessa: & ecco il moto circolare intorno al suo proprio centro, & il retto al centro della terra senza impedimento, ò ritardamento.


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Esercitazioni filosofiche
di Antonio Rocco
Appresso Francesco Baba Venezia
1633 pagine 230

   





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