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      Non è qui il caso di entrare nel merito delle nostre operazioni militari, sia nella Libia, come nel l’Egeo, tanto più che non sono a nostra disposizione tutt’i documenti che vi si riferiscono, nè passiamo prevedere quando la guerra sarà finita e quali conseguenze finali essa arrecherà: pur plaudendo al valore delle nostre truppe di terra e di mare, all’eroismo di quanti versarono il loro sangue per la grandezza della patria, alla fusione di tutti gl’Italiani in un solo partito, quello della fede nella bandiera nazionale, ci tocca mostrare il nostro rincrescimento che i capi della grande impresa non abbiano avuto un’idea più esatta di quanto si era fatto per la conoscenza geografica, ed in ispecie cartografica, dei paesi africani ove dovevano cimentarsi le nostre armi, dei popoli che li abitano. Inoltre coloro che prepararono la spedizione non avevano letto - o almeno non letto con profitto - le opere principali che trattavano della Tripolitania, non possedevano un giusto concetto del carattere, della psicologia delle popolazioni che l’Italia sperava di annettersi quasi senza colpo ferire. L’opera stessa del Rohlfs, alla cui seconda edizione italiana queste nostre pagine servono di proemio, quel volume così denso di notizie, di riflessioni, frutto dell’esperienza acquistatasi dall’illustre esploratore in quasi cinque lustri di contatto coll’Africa, non doveva essere stata letta, nè nell’edizione tedesca, nè nella prima italiana, altrimenti coloro che erano al comando delle nostre truppe non avrebbero fatto tanta fidanza sul carattere dei popoli della Libia, che hanno per lo più conservato quelle attitudini alla malvagità, alla malafede e ladroneccio, che già loro riconobbero gli antichi, da Erodoto a Tacito, a Plinio, che sperimentarono Cornelio Balbo ed altri conquistatori diciannove secoli prima di noi.


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Tripolitania
Viaggio da Tripoli all'oasi di Kufra
di Gerhard Rohlf
Editore Vallardi Milano
1913 pagine 310

   





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