La nostra presa di possesso ha sventato i pericoli che sarebbero derivati per la nostra posizione nel Mediterraneo, qualora anche quei millenovecento chilometri di coste della Libia fossero stati accaparrati da altre potenze, come la Francia, la Gran Brettagna o fors’anco la Germania. Ad ogni modo, la guerra che dura già da dieci mesi (all’epoca in cui scriviamo) ha dimostrato ch’essa non è quell’impresa facile, che molti sognavano, nè che gli abitanti della Libia ci attendessero per aprirci le braccia come liberatori del dominio turco; si tratta di una vera guerra coloniale, che può presentare più d’una incognita. A noi non tocca di domandare la pace, ma soltanto di custodire così bene le frontiere del paese, che il contrabbando di guerra abbia presto a cessare, con danno dei nostri nemici, particolarmente dei turchi: quando questi, che tengono deste le popolazioni africane contro di noi, non potranno più essere riforniti nè di uomini, nè di munizioni di guerra, nè di denaro, dovranno a poco a poco cedere il campo, diradandosi anche le loro file in causa delle continue sconfitte che loro infliggono le nostre truppe.
Sarebbe poi necessario che la nostra azione verso altre plaghe del dominio turco, non africane, s’intensificasse maggiormente: allora forse le altre grandi potenze, quelle alla cui reciproca rivalità deve ancora soltanto la Turchia la sua esistenza, potranno indurre od obbligherranno la Sublime Porta di venire a patti con noi, per impedire danni maggiori al commercio internazionale.
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Tripolitania
Viaggio da Tripoli all'oasi di Kufra
di Gerhard Rohlf
Editore Vallardi Milano 1913
pagine 310 |
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