Non si può negare che molte buone ragioni potevano addursi contro la scelta del settentrione come punto di partenza, cioè la lontananza dall’oggetto dell’esplorazione e specialmente la brutalità ed il fanatismo delle popolazioni maomettane, che bisognava attraversare. Non è infatti da porsi in dubbio che il fanatismo religioso è in Africa per lo meno altrettanto pericoloso pel viaggiatore, quanto il mortifero clima di certe regioni. Dei molti che caddero vittime del fanatismo religioso, cito soltanto Hornemann, Röntgen, Vogel e Maurizio von Beurmann. Gl’inglesi e i francesi hanno egualmente un numeroso contingente di martiri. Questo odio religioso è proprio, però, soltanto dei monoteisti semitici e perciò trovasi anche nell’Africa settentrionale tra i popoli maomettani e persino presso gli stessi Abissini, quantunque cristiani. I limiti dell’odio religioso contro coloro che non dividono le loro convinzioni si estendono dal nord sino a circa 5° di lat. nord. I negri politeisti non si sono mai mostrati avversi ai viaggiatori per motivi religiosi e molto meno per questa ragione hanno attentato alla loro vita. Quindi la lunghezza della via e l’inimicizia degl’indigeni istigata dal fanatismo erano le circostanze, che, muovendo dal settentrione, esponevano il viaggiatore a maggiori pericoli.
Dall’altro lato il muovere dal Mediterraneo presentava molti vantaggi che non erano da disprezzarsi. Le comunicazioni colla presidenza della Società Africana e colla patria tutta potevano mantenersi aperte per lungo tempo; e, se non fosse per la disgraziata negligenza del governo turco imperante, da Tripoli si sarebbe potuto comunicare direttamente con Berlino per mezzo del telegrafo, e da Sokna, p. e., mandar notizie alla capitale dell’impero tedesco in 5 giorni.
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Tripolitania
Viaggio da Tripoli all'oasi di Kufra
di Gerhard Rohlf
Editore Vallardi Milano 1913
pagine 310 |
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