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      Subito dopo s’incominciò a dar opera sul serio all’ordinamento della spedizione e, sebbene mi avessero già scritto che era assai difficile il procurarsi degli uomini, vennero ad offrirsene tanti che avrei potuto formare dei reggimenti intieri. Vennero sopratutto dei negri affrancati, i quali mi avrebbero volentieri accompagnato per nulla. Io mi lasciai però persuadere ad assoldare quelli soltanto che presentavano una certa garanzia; ma cos’è infine la garanzia degli indigeni appartenenti alla classe operaia? Io sono persuaso che avrei tratto dai primi venuti, e specialmente dai Negri che desideravano tornare in patria, molto maggior vantaggio che non da quei Tripolitani che offrivano come «Daman» o garanzia, l’uno il papà, l’altro il fratello o l’amico e che, quando io dovetti poi scacciarli, preferirono di marcire in prigione per anni, ma non fu possibile persuaderli a restituire i denari. Un arabo, un turco, un maomettano si lascia piuttosto chiudere in prigione a pane ed acqua nel più orrido buco, prima che acconsenta a tirar fuori anche solo dieci talleri. Solo rimedio efficace in questo caso sono le bastonate.
      La compra dei cammelli fu anche fatta con buona riuscita e, se potei ottenere degli animali eccellenti, lo debbo in primo luogo al consolato italiano. Il sig. de Goyzueta avea incaricato dell’acquisto un certo Smaui, un giovane intelligente, il cui padre era «protetto» italiano, perchè un europeo vien frodato dai Beduini colla massima impudenza. Nonostante, dovetti pagarli a prezzi elevati - circa 95 Mahbub, ossia 383 fr. l’uno - molto più del consueto; ma nelle cose com’erano, non v’era nulla a cambiare.


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Tripolitania
Viaggio da Tripoli all'oasi di Kufra
di Gerhard Rohlf
Editore Vallardi Milano
1913 pagine 310

   





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