La nostra villa era situata a più di mezza lega dalla città. E nonostante la lontananza, le visite non mancavano quasi mai nelle ore pomeridiane o durante la sera.
All’epoca della nostra permanenza in Tripoli giunse anche una compagnia di missionari francesi della Chiesa romana, ma si teneva avvolta nel più profondo mistero. Certo i missionari non predicarono mai con prospero evento ai maomettani ed agli ebrei, nè ebbero miglior fortuna cogli Abissini. Si dovrebbe perciò rinunciare intieramente a questi tentativi di conversione. La missione romana in Tripoli non ha mai fatto un proselite tra i maomettani. L’islamismo e la Chiesa romana si amano come il fuoco e l’acqua. Là l’odio il più accanito per le immagini, qui la più spudorata iconolatria. E se anche avviene qualche volta che un maomettano, p. es., durante il suo soggiorno in un porto, in un ospedale europeo o per altre simili circostanze si faccia battezzare, il buon successo si deve il più delle volte al denaro e dopo qualche tempo il neofita rinnega nuovamente la religione della croce. Non fece già così a suo tempo Leone Africano? Non si dimentichi neppure che anche oggi il maomettano che rinnega la sua fede è reo di morte, come se ne ebbe esempio ultimamente in Costantinopoli.
Ai negri bisognerebbe mandare soltanto dei missionari romani. I predicatori evangelici non vengono con loro a capo di nulla. Se l’evangelizzatore romano può far ben comprendere ai neri abitatori dell’assoluto continente che l’immagine variopinta di questo o di quel santo è altrettanto efficace quanto quell’orrido mostro di legno, che gli vien posto a confronto come un santo del paese, egli ha già con ciò ottenuto un buon risultato, mentre al predicatore evangelico non riuscirà mai di spiegare ai fanciulli cresposi il mistero della Trinità, che le più volte egli stesso non comprende.
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Tripolitania
Viaggio da Tripoli all'oasi di Kufra
di Gerhard Rohlf
Editore Vallardi Milano 1913
pagine 310 |
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