È uso inveterato in tutti i paesi barbareschi che ogni singolo individuo, se ne ha i mezzi, abbia intorno di sè un numero maggiore di persone destinate a servirlo, di quello che negli stati inciviliti. Il motivo di ciò si è in parte la minore attitudine di una persona rozza ed incolta, a compiere da sola diversi uffici, parte il falso orgoglio o piuttosto la fastosa vanità, il lusso di poter far mostra di moltissimi servi o schiavi. Gli stessi Europei che dimorano negli stati orientali-barbareschi non possono o, meglio, non osano esimersi da un tale assurdo concetto della situazione. Un ricco europeo od anche un console ha perciò almeno sei servi a sua disposizione: due o tre cavassi, un cuoco, un cameriere, un palafreniere. E questo è il numero più ristretto, nel quale non è neppure compreso l’inevitabile Babgì, il portiere. Se l’europeo è ammogliato od ha il titolo di console generale, il numero dei servi si raddoppia facilmente senza poter scoprire un motivo qualunque, perchè non si abbia a licenziare questo o quello, come quinta ruota del carro.
Presso i Turchi e gli Arabi di molta considerazione, questo numero aumenta in una proporzione affatto diversa. Naturalmente da tempo immemorabile e sino a quest’ora sono stati abituati ad acquistare i loro servi ai pubblici incanti, pagando una somma proporzionalmente piccola una volta tanto, a non spender molto per vestirli e nutrirli, e a badare soltanto che facciano il loro dovere nella misura più ampia possibile. Non si parla mai di riscatto: se non che i padroni benigni fanno loro dei piccoli doni in denaro, mentre i disumani danno persino a nolo i loro servi o schiavi, o li fanno lavorare per denaro, quando essi stessi non ne abbisognano.
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Tripolitania
Viaggio da Tripoli all'oasi di Kufra
di Gerhard Rohlf
Editore Vallardi Milano 1913
pagine 310 |
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Europei Babgì Turchi Arabi
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