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      A grande meraviglia di Mustafa Bei, che avevamo conosciuto a Bir Milrha, giungemmo colà il 3 di gennaio dopo mezzogiorno e ci accampammo sulla sponda sinistra dell’Uadi Scersciara, proprio dirimpetto al Gasr, un’abitazione mezza in rovina, però fabbricata sulle fondamenta di un castello romano.
      Naturalmente io aveva già il giorno innanzi spedito un messo a Tripoli per informare il marchese di Goyzueta dell’accaduto e pregarlo di chiedere, sul fondamento del mio firmano, una scorta sino a Sokna.
      Dal Kaimakan Mustafa Bei fummo accolti colla massima amorevolezza, e bisogna infatti confermare che l’ospitalità dei turchi merita in generale i più grandi elogi. Subito dopo il nostro arrivo ci diede un pranzo, dove mancavano, è vero, sedie, tavole, coltelli e forchette, ma le vivande apprestateci, che noi mangiammo con lui nello stesso bacino di ottone stagnato, facevano onore al suo gusto e a quello della sua schiava.
      La valle, nella quale eravamo accampati, era una delle più amene della Tripolitania. Profondamente scavata, correva con frequenti giri da S.E. a N.E. I pendii, nudi in parte e spogliati della terra, erano però ben ammantati di verde e gl’innumerevoli Bilithi e Trilithi, gli avanzi di mura di castelli e ville romane, rendevano testimonianza di un’antica ben diversa coltura e floridezza. Sopratutto però spiccava la vaghezza di questa valle nella vista dell’acqua corrente, e chi sa quanta sia la penuria, in tutta l’Africa settentrionale, di acqua che scorra sulla superficie del suolo, potrà farsi un’idea del diletto che provavamo udendo il mormorio di questo figlio della patria.


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Tripolitania
Viaggio da Tripoli all'oasi di Kufra
di Gerhard Rohlf
Editore Vallardi Milano
1913 pagine 310

   





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