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      Veduta dall’alto, l’intiera valle sembra infatti un mare d’impenetrabile verzura, un tappeto di ligustri. Scendendo abbasso però, tutto si scioglie in giardini isolati, cinti da enormi dighe costruite di grosse pietre e di musi erratici per trattenere l'«humus», quando le acque rovesciano lungo la valle le loro onde devastatrici.
      Il fondo della valle ha in questo punto la larghezza di circa un chilometro ed è coperto intieramente di buon terreno. E qui non solo attecchiscono gli olivi, ma anche quasi tutti gli alberi da frutta della Tripolitania, all’infuori della palma, la quale almeno non viene coltivata. Le pareti stesse delle due rive, alte forse 130 a 150 metri, sono ripide e scoscese e mostrano alla base le tracce dell’acqua corrente con impeto. Di natura rocciosa, la pietra principale è la calcarea, mentre il margine superiore è coperto da uno strato di lava bolloso, alto un metro e più, il quale sembra abbia avuto origine da un liquido fluente, raffreddatosi durante il suo corso.
      Gli abitanti della valle, Orfella, pretendono dl essere veri Arabi e parlano anche arabo; ma il loro stabile domicilio, la struttura dei loro villaggi, in numero di circa cinquanta (50), alcuni dei nomi di questi villaggi, i nomi stessi degli abitanti giustificano la supposizione che qui si tratti d’una forte mescolanza degli antichi abitatori Berberi cogli Arabi venuti a stabilirvisi in seguito. Gli Orfella hanno fama di ladri ed attaccabrighe, e fatti recenti dimostrano che si danno poco pensiero delle autorità turche.


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Tripolitania
Viaggio da Tripoli all'oasi di Kufra
di Gerhard Rohlf
Editore Vallardi Milano
1913 pagine 310

   





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