Ma quantunque non mancassimo di riparo, era però impossibile di aver pace. La curiosità e l’importunità degli uomini che non aveano mai veduto Europei superava ogni immaginazione. E se volevamo sottrarci alle noie, chiudendo la tenda, il caldo diveniva insopportabile; la temperatura era al difuori 35° e nella tenda chiusa saliva ad una altezza assai più considerevole. Lo Scich Ibrahim e lo zaptié datoci dal Mutasserif non erano affatto in grado di difenderci dalla folla turbolenta: il primo era subito fuggito, avendo ad abboccarsi coi suoi subordinati per questioni d’imposte, e l’ultimo era anche scomparso per fare delle ricerche culinarie nell’interno della città.
Fu gran fortuna se potemmo la sera procurarci una misera capra per noi e del foraggio pei cammelli, e siccome il vento, col tramontar del sole, cessò di soffiare, l’aria si rischiarò e potemmo menar gli occhi in giro sull’Uadan pittorescamente situato e sui monti dello stesso nome che si elevano verso levante.
La stessa sera avemmo la visita d’un italiano, per nome Francesco Guida, napoletano: abitava da molto tempo Sella, ed avendo sposato una selleese, erasi da lungo tempo convertito all’Islam. Condannato a morte, prima del 1860, per omicidio e fuggiasco, dovea essere appunto imbarcato a Tripoli per essere ricondotto in patria e giustiziato; ma l’inglese Frederik Warrington lo tenne nascosto nella sua villa e lo inviò poi, munito di raccomandazioni, nell’interno, dove la giustizia napoletana non potea raggiungerlo.
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Tripolitania
Viaggio da Tripoli all'oasi di Kufra
di Gerhard Rohlf
Editore Vallardi Milano 1913
pagine 310 |
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