E qui bisogna por mente, come cosa assai notevole, che tutte queste aiuole erano nette affatto dalle erbacce ed anche lungo i corsi d’acqua non si scorgeva che malve e gramigne.
È bene far rilevare inoltre che i giardini vengono lavorati nella stessa guisa e colla stessa zappa di ferro a corto manico, come nelle rimanenti oasi, e si pone speciale attenzione nella concimazione del terreno. A questo scopo si raccolgono gli avanzi delle cucine, le spazzature delle vie, il letame, ecc., e si trasportano entro grosse corbe ai giardini, a schiena d’asino. Dopo aver sotterrato questo concime, i campicelli vengono immediatamente irrigati, ma non tutti in una volta, bensì uno dopo l'altro, cosicchè per questo lavoro si richiedono sempre due uomini, e di più un bue od un asino per tirar su l’otre dell’acqua.
I giardini sono tenuti esemplarmente, e tutti sono attorniati da un muro di pietre dell’altezza d’ un uomo, nè ve n’è alcuno quasi che non abbia il proprio pozzo; in molti vi sono anche delle case di campagna, alcune delle quali meriterebbero il nome di ville. La cura dei giardini, l’invigilare sopra l’attingimento dell’acqua, il dissodamento del terreno, e il raccolto è tutto opera esclusiva di numerosi schiavi o affidata alle mani di Fezasna, che emigrano in folla dall’oasi di Fezan, dove la popolazione soprabbonda, per guadagnarsi altrove una meschina mercede. Gli abitanti delle città passano anch’essi una gran parte dell’anno nei loro giardini.
Gli animali domestici in Giofra sono alcuni cavalli, e poi asini, buoi (adoperati quasi unicamente per attinger l’acqua), pecore (63) (a coda grossa), capre, gatti, cani, e propriamente Slughi e botoli arabi, finalmente polli e colombi.
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Tripolitania
Viaggio da Tripoli all'oasi di Kufra
di Gerhard Rohlf
Editore Vallardi Milano 1913
pagine 310 |
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Fezasna Fezan Giofra Slughi
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