L’idea soltanto fa sbellicar dalle risa (65).
Gli abitanti non formano fra loro un tutto compatto, nessuno considera l’oasi come la propria patria, ancor meno la Tripolitania e meno che mai l’Impero degli Osmanli. Ciascuno conosce soltanto il proprio villaggio; nessun maomettano ha amor di patria: la religione specifica è, in generale, nemica dell’amor patrio. Un abitante di Sokna non arriverebbe mai a comprendere perchè egli debba riscaldarsi per la Tripolitania e nella stessa guisa un Tripolitano non sa farsi un’idea dell’esistenza dell’impero turco. Egli sa benissimo che il Sultano è il dominatore dei credenti, ma di fronte a questo impero dei credenti non v'è che l’impero dei miscredenti cristiani e quello degli infedeli. Naturalmente, la Turchia non ha fatto alcuno sforzo per destare nei suoi sudditi dei veri sentimenti patriottici. Il Sultano stesso, anche oggigiorno, non conosce che i sudditi credenti e le provincie dei cristiani rette da re cristiani. Io non ignoro che vi sono ora alla testa del governo in Costantinopoli uomini che riconoscono la superiorità intellettuale e materiale delle potenze e dei popoli cristiani, ma la stupidaggine, come sorella dell’orgoglio religioso, è così grande ed ha posto così salde radici in questi fanatici religiosi, ch’io son persuaso che il Sultano stesso e la più parte del popolo turco credono oggi tuttora alla propria superiorità.
Gli abitanti dell’oasi hanno il rito malechitico confessato da tutti gli Africani (66), all’infuori dei turchi hanefitici.
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Tripolitania
Viaggio da Tripoli all'oasi di Kufra
di Gerhard Rohlf
Editore Vallardi Milano 1913
pagine 310 |
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