Tanto questo quanto l’altro Uadi Ben Ratga, nel quale fecero alto il giorno appresso, era abbondantemente coperto di foraggio pei cammelli e di acacie-Talh e vi trovarono soprattutto delle piante fresche di Agol. Scoprirono egualmente la Gherara Mugira (77), un esteso avvallamento posto all’uscita dell’Harugi con terreno eccellente. Però i monti verso mezzogiorno non hanno fine, sebbene questa fosse l’opinione dì Tharrhoni, bensì si dividono in grandi massi o monticelli isolati, prendono cioè l’aspetto d’un «charasciaf». Questa singolare formazione di monti, osservata anche al nord di Dachel e Farafrah in modo così grandioso, si potrebbe anche considerare come una corrosione dei monti «en gros», poichè sembra infatti come se i monti fossero stati rosicchiati. Partiti da Uabria, aveano percorso sino al Gherara Mugira terreno conosciuto, viaggiando a piccole tappe e dando spesse volte la caccia alle antilopi per non assottigliare troppo presto i viveri di cui erano provvisti, che non erano certo in grande abbondanza. Ma ora ponevano il piede in una regione affatto ignota. Attraversata che ebbero una gran pianura, Sserir, si attendarono dopo una lunga marcia presso una piccola eminenza, a cui diedero il nome di Ghelb el-Hagi Mohammed; videro, dopo una seconda marcia, anche lunga, dei monti dinanzi a loro, ma non vi si avvicinarono e, credendo che fosse il Tibesti, diedero alla regione, nella quale fecero alto e che nuovamente era ricca di monticelli isolati, il nome di Tibesti.
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Tripolitania
Viaggio da Tripoli all'oasi di Kufra
di Gerhard Rohlf
Editore Vallardi Milano 1913
pagine 310 |
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