Delle altre piante cito l’Agol (Alhaghi), il Belbel (Anabasis articulata), il Rhardek (Nitraria) ed il Fers, le due ultime in forma di arbusti. In alcuni siti trovasi anche una canna, chiamata dagl’indigeni Kasbah. Per quanto siano poco numerosi questi rappresentanti del regno vegetale, i tratti coperti di Agol, come da un verde tappeto, si scambiano da lungi per prati, ed offrono all’occhio un gradevole spettacolo, reso ancor più vago dai grandi cespugli di tamarischi. E non v’è dubbio, che tornando le piogge, si troverà in Abu Naim un numero molto maggiore di piante, quantunque difficilmente delle nuove; almeno nel 1879, all’infuori di quelle che abbiamo citate, non ve n’erano altre.
Se si avesse a stabilire una regola generale, si potrebbe dire che le oasi, andando verso oriente, sempre più si spogliano di piante, nello stesso modo che, procedendo verso quella plaga del cielo, la squallidezza del deserto aumenta in generale ad ogni piè sospinto. Se non fosse di quella catena di Oasi Uah (79), dall’Oasi parva sino a Chargheh, come desolato e nudo d’ogni specie di piante sarebbe il deserto Libico! E se quelle oasi che noi esplorammo nel 1873 sono coperte d’una vegetazione più abbondante lo debbono evidentemente all’influenza umana. Che ricchezza invece nelle oasi occidentali Draa, Tafilet e Tuat e qual differenza nella natura del Sahara occidentale e del deserto Libico!
Sebbene a noi non ci accadesse d’incontrare delle gazzelle, pur nondimeno le numerosissime tracce testimoniavano della loro esistenza.
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Tripolitania
Viaggio da Tripoli all'oasi di Kufra
di Gerhard Rohlf
Editore Vallardi Milano 1913
pagine 310 |
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