Però, per completare la confusione, quando l’uragano era al colmo, fummo improvvisamente inondati da un potente acquazzone, il quale non durò che pochi secondi, ma fu più che bastante per inzupparci sino alla midolla. Pareva come se ci avessero vuotato adosso un’enorme secchia di acqua o fossimo stati soppraggiunti in mare da un cavallone, nè saprei ora dire con certezza se l’acqua venne dall’alto o lateralmente in forma di un’ondata. E poco dopo tutto s’acchetò a un tratto come per incanto, ed il sole, ricomparso in tutto il suo splendore nel cielo chiaro e sereno, ebbe tosto asciugati i nostri abiti stillanti d’acqua e gli altri oggetti. La sera discutemmo intorno a questo singolare fenomeno meteorologico: tra gli abitanti in Gialo però il lutto fu grande, perchè la tempesta aveva spezzate circa 300 palme di alto fusto.
Quantunque tanto il Caimacan quanto il Migeles esortassero il popolo a non infastidirci, la nostra posizione diveniva sempre più insopportabile. Non di rado bande di villani, ebbri di lakbi, ci caricavano di improperî, mentre la sera tornavano a casa. S’io non avessi mostrato la più grande riservatezza ed una pazienza d’agnello dirimpetto a simili insulti, saremmo facilmente venuti alle mani con spargimento di sangue. E questo io doveva evitare a qualunque costo. Oltracciò, io era costantemente in pensiero pei nostri cammelli, ch’io aveva bensì mandati alla pastura sotto la garanzia di uno del paese ed in compagnia di un Gialense, oltre ad alcuni dei nostri servi, ma nonostante potevano un bel giorno facilmente essere trafugati dai Suia.
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Tripolitania
Viaggio da Tripoli all'oasi di Kufra
di Gerhard Rohlf
Editore Vallardi Milano 1913
pagine 310 |
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Gialo Caimacan Migeles Gialense Suia
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