Ci riuscì di avere non solo delle vespe, ma anche delle celle piene di bruchi vivi e di una larva e mandarle a Berlino.
Verso la fine di maggio dovetti risolvermi ad andare io stesso a Bengasi, avendomi il sig. Stecker scritto che la mia presenza era assolutamente necessaria, non potendo egli ottenere dal Governo il necessario appoggio. Il mio compagno mi aveva anche annunciato che il Governatore mi mandava una scorta, essendo estremamente pericoloso per un cristiano il fare tutto solo anche il viaggio da Augila a Bengasi: ed io ne aspettavo appunto l’arrivo. Intanto feci portare i doni imperiali, e tutte le provvigioni, merci, armi ed istrumenti, di cui non avevamo bisogno per nostro uso personale, in casa dello sceicco Ibrahim el-Fadhil, dove io sapevo che sarebbero stati ben custoditi. E chi potrebbe dire abbastanza della cura che n’ebbe l’egregio uomo, sempre infermo della sua ferita! Egli li fece radunare in una stanza senza finestre nel centro della sua abitazione ed alla sua presenza e mia, fece murare la porta, cosicchè era impossibile che alcuno vi ponesse più il piede.
Il desiato giorno giunse alla fine. E quale non fu la sorpresa degli Augilensi, quando furono testimoni degli onori che si rendevano a quel cane d’un cristiano (come tra di loro usavano sempre chiamarmi).
La mattina dei 25 piombò un Augilense nel castello gridando: «Su, vien presto, la tua carovana è qui che arriva!». E non poteva capire perchè io rimanessi immobile al mio posto. Io sapeva già però, da lettere ricevute, che non era mica la mia carovana, che aveva a giungere, bensì una scorta che veniva a prendermi.
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Tripolitania
Viaggio da Tripoli all'oasi di Kufra
di Gerhard Rohlf
Editore Vallardi Milano 1913
pagine 310 |
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