Perchè, chiede l’uomo pensante, gli Arabi scacciati dalla Spagna non conservarono il grado di coltura intellettuale che avevano raggiunto nella penisola iberica? O perchè non cercarono almeno, se erano dotati di abilità e di intelligenza, di risollevarsi all’antico livello dall’abisso in cui erano, per la cacciata e la dispersione, temporaneamente caduti, specialmente trovandosi in Africa, ossia su un terreno non disadatto alla loro natura? La risposta è facilissima: questi Semiti sono semplicemente dei parassiti. In Ispagna i conquistatori trovarono un terreno propizio. Conquistatori! - Avevano già degli schiavi neri per la coltivazione del suolo; ed ecco ne ricevettero molti cristiani per la coltivazione del campi intellettuali. Porre essi stessi mano al lavoro? Gli Arabi non lavorarono mai e in nessun luogo; costrinsero altri a lavorare per loro. Invenzioni non ne fecero, ma lasciarono che altri inventassero. Le arti belle? La pittura e la scoltura sono proibite per motivi religiosi. La musica? Questi Semiti sono il popolo meno musicale del globo. E per ciò che si riferisce alla poesia, possono gli Arabi porre, se non altro, qualche cosa di approssimativo a confronto del popoli inciviliti della terra? Si dice, per farne solo rilevare alcune, che agli Arabi si deve l’uso del rabarbaro, della polpa di tamarindi, della cannella, della canfora, della manna, della sena, dello zucchero, delle spezie, come pure del garofano, delle noci moscate, ecc. - come se non avessero avuto tutto ciò col mezzo degl’Indiani!
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Tripolitania
Viaggio da Tripoli all'oasi di Kufra
di Gerhard Rohlf
Editore Vallardi Milano 1913
pagine 310 |
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