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      pei che si trovano in Egitto al servizio di quel governo, sarebbero dagli Osmanli segnalati alla posterità come antichi rinnegati, e non invece come Maomettani puro sangue.
      Noi non possiamo qui occuparci più minutamente di questo argomento: consiglieremo però coloro che veggono nell’Arabo un modello di perfetta e maschia bellezza di far conoscenza coi Suia, o di farli venire a Bengasi per istudiarli; essi potranno allora dare il suo giusto valore al fantastico giudizio di quelli che solo dai libri attinsero quanto si riferisce alla perfezione di questo popolo semitico, ma non lo videro faccia a faccia. Come può un popolo conservarsi bello, quando si può colla storia alla mano dimostrare essersi il medesimo, uomini e donne, da tempi più remoti di quelli di Maometto sino ad oggi, mescolato con centinaia di migliaia di schiavi e schiave nere e d’altre razze!
      Dopo un mese di trattative, grazie anche all’energia spiegata di Ali Kemali Pasci (che era stato a ciò spronato pei buoni affari dell’ambasciata tedesca a Costantinopoli), ai 4 di luglio 1879 fu sottoscritto un trattato (steso in sei esemplari) dal Governo turco, da me e da 13 capi Suia: era stipulato che i Suia s’impegnavano di condurre la spedizione sana e salva sino a Kufra, e poscia ad Abeshr, capitale dell’Uadai, il governo turco dichiarando di rendersi ufficialmente garante di tutte le condizioni del contratto medesimo per quanto concerneva il viaggio sino a Kufra. Come garanzia, il governo tratteneva temporaneamente (in carcere) come ostaggi tre Sciuch dei Suia.


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Tripolitania
Viaggio da Tripoli all'oasi di Kufra
di Gerhard Rohlf
Editore Vallardi Milano
1913 pagine 310

   





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