Se poi si trattava, come nel caso nostro, che per antica abitudine siam soliti di cucire le nostre merci in Gherara o sacchi di circa 2 quintali ciascuno (circa 170 chili), che l’uno avesse a trasportare 2 e l’altro un quintale soltanto faceva mestieri di caricare delle casse, che erano lunghe quanto il cammello, bisogna pure ammettere che ci voleva la pazienza d’un santo, per conciliare ogni cosa con quelle teste di bronzo. Le casse vennero poi accettate solo mediante un soprappiù nel prezzo convenuto. Non si può però negare ai Suia, in generale, una certa probità e lealtà, perchè infatti molti partirono col bagaglio ch’io non rividi che in Kufra e pure non trovai nulla mancante. E quando si pensa che facevano sempre così colle merci che erano loro affidate dai mercatanti, ciò prova che i Suia presentemente, solo per altrui istigazione, caddero così abbasso da permettersi senza scrupolo i più grandi arbitrî, sia a danno dei «pagani» dell’Uadai, le cui carovane saccheggiarono più volte proditoriamente, sia verso gli Europei.
Dopochè in fine ebbimo posto ogni cosa in ordine, e distribuito tra i Suia i donativi e le merci, i viveri e l’orzo, partimmo da Augila il 25 di luglio nelle ore pomeridiane, pernottammo a Gialo e la sera del giorno susseguente eravamo a Battifal.
Gli abitanti di Augila e Gialo tennero questa volta una condotta molto più decorosa. Parte il timore, parte la supposizione che gli Snussi ci avessero dato il permesso pel viaggio di Kufra, la forza in fine dell’abitudine, essendo noi oramai vecchie conoscenze, tutto contribuì a stabilire vicendevolmente una migliore intelligenza.
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Tripolitania
Viaggio da Tripoli all'oasi di Kufra
di Gerhard Rohlf
Editore Vallardi Milano 1913
pagine 310 |
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