Spesso s’incontrano dei tratti, dove i grani sono più grossi, ma non superano mai le dimensioni di una noce. La pianura è talmente piana che si potrebbe da Battifal spingere lo sguardo sino a Kufra, se il campo visivo non fosse interrotto a causa dell’orizzonte, formato dalla curvatura naturale del globo. Così però la vista spazia da tutti i lati sino alla distanza di 7 chilometri. E questa spaventosa solitudine venne attraversata in quattro giorni e dieci ore. Facevamo quindi circa 95 chilometri al giorno. Naturalmente non ci fermammo mai nè giorno, nè notte.
Tutti insieme formavamo una splendida carovana, essendosi in Battifal uniti a noi anche molti altri Suia, giacchè questo pericoloso viaggio viene solo intrapreso in gran compagnia. Qui eravi un cammello con una «Karmut», che è il nome che dànno alle grandi selle da donna munite d’un padiglione, là un altro con una «Kadora» e sono le piccole selle di questa specie; là si cavalcava sopra un «Bassor», come chiamano le selle fatte di «Lihf»; in breve, regnava la più grande varietà negli arnesi e negli acconciamenti. E pericolosa è la via non tanto a cagione degli assassini da strada e dei ladri, quanto per la penuria dell’acqua. Un forte Samum può asciugare le otri e distruggere un’intera carovana. Il numero dei cammelli saliva così delle volte sino a 100: spesso però alcuni durante la notte si allontanavano ed il numero scemava. Parecchi dei Sciuch Suia si tenevano costantemente ai nostri fianchi ed in questa immensa solitudine avrà forse lo Scich Bu Bekr Bu Guetin, che egualmente non ci abbandonava mai, concepito il suo disegno di spogliarci ed ucciderci.
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Tripolitania
Viaggio da Tripoli all'oasi di Kufra
di Gerhard Rohlf
Editore Vallardi Milano 1913
pagine 310 |
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