Le nostre genti coi Suia ricevevano un gran piatto di datteri e spesso anche del biscotto. Si viaggiava quindi l’intiero giorno sin poco dopo il tramonto: poi facevamo di nuovo una breve fermata, per pranzare. Noi bevevamo allora della limonata, mangiavamo la carne di una intiera scatola, del biscotto con burro, un’insalata di cipolle, alcuni datteri od altre frutta secche, mentre i Suia ed i nostri servi s’impinzavano di someta (88). Ci riponevamo poscia in cammino. Le notti, già lunghe sotto queste latitudini, sembravano essere di lunghezza interminabile. E, se da principio potemmo resistere virilmente agli strapazzi delle marcie, alla fine fummo però sopraffatti da una irresistibile sonnolenza. Uomini ed animali non avevano dormito per quattro notti ed avevano fatto strada continuamente.
Finalmente l’ultimo giorno ed il più terribile! Kufra sembrava essersi del tutto smarrita. Non si parlava più, ma si andava innanzi barcollando. Uomini ed animali si muovevano a guisa di macchine. Questi dormiva camminando, quegli sul cammello.
Noi marciavamo difilato verso il sud, declinando di alcuni gradi verso ponente. Dal punto di vista topografico non vi fu altro da osservare all’infuori di un Uadi, chiamato così senz’altro, 150 chil. al sud di Battifal, perchè si vuole che vi sia quivi un canale o sfondo che si stende sino a Zella. Io non potei però scoprir nulla coi miei occhi, che avesse pure un lontana somiglianza con un Uadi. Anche alcune eminenze indicate come Gor el-Kelb, Gor el-Dub sono così poco determinate, che appena meritano di essere accennate sulla carta, specialmente visto che i Suia stessi non sapevano precisamente, se dovevano dare un nome simile a questa od a quella collina, grandi quanto i mucchi di terra fatti dalle talpe scavando.
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Tripolitania
Viaggio da Tripoli all'oasi di Kufra
di Gerhard Rohlf
Editore Vallardi Milano 1913
pagine 310 |
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