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      Vi si trovano però anche dei cespugli di fichi, evidentemente inselvatichiti, i quali provengono dagli antichi abitatori, i Teda. Ci vennero recati dei fichi, i quali non erano nulla di straordinario, ma erano però mangiabili. Siccome però i Suia per lo più li coglievano e li mangiavano prima che fossero maturi, così potei osservare coi miei propri occhi in molti di essi, che avevano tutto il palato impiagato, quale fosse la forza dissolvente esercitata sulla carne dal succo di quel frutto.
      Le piante che qui allignano sono le medesime che nell’oasi settentrionale, mancavano solo Talha ed Had. Bu-Seima sembrava essere il soggiorno di molti falchi: al ritorno ne prendemmo parecchi. I Suia danno ai più grandi il nome di Bu Hauam, ed ai più piccoli quello di Bu Sceraga (93). Nell’andata c’imbattemmo in un piccolo uccello di un color grigio che dava sul bruno, il quale sembra essere originario del paese come in Kebabo, ed è insidiato da un serpe (94), che trovasi qui in numero sorprendente, cresce sino alla lunghezza di un metro, ha un color giallo bruniccio e si appiatta quasi in ogni cespuglio di palma o di fico, ma non è velenoso. Esso usa di avvolgersi intorno ai Gerid od ai rami di un cespuglio di fico - le ficaie non raggiungono qui le dimensioni di alberi, ma sono semplici cespugli - e colla testa levata aspetta gli uccellini, che senza sospetto si posano sulla serpe, togliendola per una foglia di palma od un ramo del fico. Io ebbi occasione, in Buseima, di liberare dalle fauci di un serpe simile un piccolo uccello, il cui angoscioso cinguettìo aveva risvegliato la mia attenzione: un poderoso colpo col bastone divise il serpe in due e l’uccelletto volò via, ma morì nonostante poco tempo dopo.


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Tripolitania
Viaggio da Tripoli all'oasi di Kufra
di Gerhard Rohlf
Editore Vallardi Milano
1913 pagine 310

   





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