Io rifiutai, naturalmente, giacchè, s’io avessi pagato, nuove estorsioni ne sarebbero stata la conseguenza.
Ma non perciò riuscii a sottrarmi ad altre violenze di questo genere. Si buccinava che il sultano di Uadai non volesse permettere nè a Turchi, nè a Cristiani di porre il piede nei suoi dominî. Si decise quindi di spedir messi all’Uadai ed io dovetti pagare porzione delle spese; ma il messo non partì mai, come non partirono altri, che io aveva pagato a tale scopo, fra cui un uomo che si era incaricato di portare a Bengasi una cassa, contenente lettere, rapporti per la Società africana ed oggetti di storia naturale: anzi seppi che i documenti erano stati lacerati, e gettati via gli oggetti dal mio patrono speciale Bu Bekr Bu Guetin, il quale aveva già deliberato di uccidermi e di svaligiarmi, col concorso di tutta la sua tribù.
E per raggiungere il suo intento mise in opera tutta la sua malvagità, tenendomi anche lontano da una delle più potenti tribù dei Suia, gli Ait Amera, il cui Scich, Gib el-Lah, era ben disposto a mio riguardo: questo capo era il discendente dell’ultimo sventurato sultano Tebu di Girànghedi in Taiserbo, i cui territorio era stato conquistato dai Suia forse al principio del XVIII secolo.
Ormai eravamo tenuti come prigionieri in Boema e Bu Guetin mi parlava apertamente della nostra uccisione, non curandosi affatto delle conseguenze che ne sarebbero derivate: e le violenze incominciarono agli 11 di settembre, quando una banda di 30 Suia armati, condotti dal devoto Sidi Aghil, irruppe nel nostro campo, estorcendoci 690 talleri.
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Tripolitania
Viaggio da Tripoli all'oasi di Kufra
di Gerhard Rohlf
Editore Vallardi Milano 1913
pagine 310 |
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