Essa li convoca a delle conferenze; prescrive loro dei pellegrinaggi ai suoi conventi; li tassa secondo la loro fortuna, obbligandoli a versare ogni anno alla cassa dell’ordine il 2 1/2% del loro capitale, appena questo capitale oltrepassi 125 franchi; il tesoro, i magazzeni ed i parchi a bestiame della confraternita rimanendo d’altronde aperti per le contribuzioni in natura o per gli altri doni straordinari. Ed il numero degli schiavi, cavalli, cammelli, bollati col marchio rosso del nome di Allah, col sigillo della confraternita, testimonia eloquentemente, nella sola provincia di Bengasi, in favore della ricchezza dell’ordine. Là ove i delegati del direttore dell’associazione sono in presenza di fratelli, troppo poveri per contribuire colla loro borsa o, ciò che pure accade, troppo entusiasti per contentarsi di recare il contributo del due e mezzo per cento, essi li impiegano a coltivare i terreni conventuali, a costrurre i chiostri, a custodire gli armenti od a portare i dispacci della confraternita, quando non reclamano loro, in circostanze eccezionali, altri servigi d’ordine più delicato ancora, forzandoli, per es., a trasformarsi, a rischio della loro vita, in ispie, persino in assassini. Ciò non è, forse, che una reminescenza dei procedimenti politici preconizzati già nei secoli XI e XII della nostra èra da un altro illuminato, el-Hassan Ben Mohammed el-Sabbâh, fondatore della dinastia degli Isma’ilija e della setta degli Assassini, di cui la storia delle crociate ci mostrò l’ufficio.
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Tripolitania
Viaggio da Tripoli all'oasi di Kufra
di Gerhard Rohlf
Editore Vallardi Milano 1913
pagine 310 |
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Allah Bengasi Ben Mohammed Isma Assassini
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