La confraternita di Sidi Mohammed ’Ali es-Snûssî possiede d’altronde un’organizzazione semplice e forte. Gli ikhuan (volgarmente khuan), o fratelli, i cui nomi sono tutti accuratamente registrati dalla casa madre, devono un rispetto assoluto e un’obbedienza passiva al moqaddem, o prefetto apostolico, che dirige la comunità libera od il convento del loro distretto, e che non apre la bocca che per benedire, pronunciare un assioma o un anatema, come pure all’agha o decano, e all’uekîl, o procuratore della provincia. Costui e, in certi casi, il moqaddem cumulano spesso le funzioni d’agente commerciale della confraternita. Pur godendo d’un gran prestigio agli occhi dei semplici fratelli, e persino di tutt’i musulmani estranei all’associazione, questi dignitari non sono guari più che degli schiavi davanti al gran mastro, che prende il titolo di khalifa, ossia di luogotenente, luogotenente di Dio sulla terra.
Il gran mastro dell’ordine, la cui onnipotenza e maestà è veramente straordinaria agli occhi degli affiliati, tanto che gli si attribuisce il dono di fare dei miracoli, corrisponde coi superiori di tutt’i conventi e coi missionari o partigiani di qualità, per mezzo di corrieri speciali, che trasportano le lettere sino a destinazione e spesso con sorprendente celerità: le missive sono gelosamente nascoste da chi le porta, e dal semplice modo col quale sono piegate il destinatario riconosce se fanno parte della corrispondenza ufficiale della confraternita.
Ogni anno, verso la festa dell’Aid el-Kekir, o Pasqua dei musulmani, il capo della confraternita convoca tutti i Moqaddem ad un sinodo, che si teneva prima a Giarabûb, poi a Kufra, ed ora a Guro, e nel quale si esaminano a fondo tanto la situazione spirituale e temporale dell’associazione, quanto l’indirizzo da dare alla sua politica, nel prossimo esercizio, secondo le circostanze del momento ed in una tale o tal’altra eventualità.
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Tripolitania
Viaggio da Tripoli all'oasi di Kufra
di Gerhard Rohlf
Editore Vallardi Milano 1913
pagine 310 |
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