Potrei assicurare, che l’opera del Darwin fu ben lontana dall’eccitare in me l’idea di questa maniera d’agire dell’organo cerebrale, poichè, quando la scorsi forse troppo frettolosamente, non mi fece quell’impressione, che mi fece in seguito all’aver io scoperto, se mi è permesso di dire, la vera struttura di questo viscere, e dopo che per mezzo delle riferite sperienze credetti, che per via di movimenti si eseguissero le funzioni suddette dagl’emisferi, assegnando altr’uso al cervelletto ed alle altre parti.
Oserei poi anche dire, che questa giustissima idea del modo, con cui si eseguiscono le più nobili funzioni animali, non fece molto maggior impressione in altri, poichè dal tempo che quest’opera è conosciuta, pochi scrittori ne fecero quell’uso, che merita veramente. Non v’ha dubbio, che la cagione, per cui le vedute filosofiche di questo profondo pensatore non produssero quell’effetto, che si doveva aspettare, sono le molte imperfezioni, che lo stesso Traduttore Italiano ha rimarcate, come pure la maniera complicata, con cui l’autore ha presentato un’oggetto forse molto più semplice, ed infine, se non sbaglio, la poco felice applicazione de’ suoi principi alle malattie impedirono l’innovazione, che si era in dritto di aspettare.
La rigorosa analisi de’ fenomeni, la dimostrata struttura degl’emisferi del cervello, e le citate sperienze comprovano certamente, che le operazioni cerebrali sono veri movimenti delle fibre del cervello; e se le ricerche, che dopo tanti secoli si stanno facendo per conoscere la struttura della massa cerebrale, furono infruttuose per la Fisiologia, e per la Patologia, questo deve attribuirsi all’avere gl’anatomici gl’uni dopo gl’altri creduto di veder parti, che per se stesse non esistevano, e dall’averle descritte come perfettamente isolate tra di loro.
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