Tale è l’idea, che ci danno del corpo calloso, della volta a tre colonne, de’ corpi striati, de’ talami ottici ec.
Oserei lunsingarmi, che l’aspetto sotto il quale presentai la struttura degl’emisferi è molto più favorevole per spiegare le funzioni de’ medesimi, ed è molto più analogo a quanto si osserva sulla composizione di tant’altre parti della machina animale. Il considerare perciò gl’emisferi del cervello, come un’ammasso di fibre, le quali raccolte, ed unite assieme nelle loro gambe o fascicoli si espandono in seguito, e si estendono a formare le mentovate parti, ci fornisce le più grande analogia per stabilire, che le medesime non altrimenti, che tant’altre sebbene più grossolane, devono godere d’una squisitissima mobilità, dalla quale estinta, diminuita od accresciuta si possono spiegare i diversi stati morbosi, la di cui sede si è sempre creduta nella massa cerebrale, senza però osar immaginare qual alterazione soffrisse la medesima, essendo stati in ogni tempo sforzati i Fisiologi, ed i Patologi a confessare una profonda ignoranza a questo riguardo.
Or dunque non è egli vero, che se dai lacerati, guasti, e distrutti emisferi ne succede il sopore, l’imbecillità, lo stupore, ogni qual volta un consimile stato si osserva per via di causa morbosa, come nell’apoplessia, e nel letargo, si deve assolutamente supporre, che più o meno profondamente è lesa l’energia delle fibre descritte degl’emisferi, non altrimenti che, quando per qualunque causa è distrutta l’attitudine al moto di un muscolo, diventa questi paralitico?
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