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      Giustizia vorrebbe dunque che andassimo piú grati che non si soglia a quei pochi che, intesa in tempo la serietà del problema italiano, avvertirono la necessità che l'Italia s'avesse a fare col concorso se non proprio della maggioranza numerica dei suoi cittadini, delle piú vaste categorie d'interessi; che si operasse in modo cioè da favorire la conversione — inevitabilmente lenta — di codesti interessi verso la soluzione auspicata, e si attendesse, per passare all'azione, la conversione compiuta.
      Sotto il qual punto di vista è lamentevole dunque che Pisacane chiudesse la sua vita dando un calcio solenne — anche lui! — a tali principii e metodi: ché di cittadini del suo stampo l'Italia, e nella crisi del '59-60 e nell'arduo periodo seguito all'unificazione, aveva invero bisogno grandissimo. Il profeta suicida inconsciamente oscurava agli italiani il senso prezioso delle sue intuizioni e delle sue profezie.
     
     
      CARLO PISACANENEL RISORGIMENTO ITALIANO
     
     
      A Maria
      Capitolo primoGiovinezza
     
      Al tempo dei Borboni, sulla facciata di un vasto edificio nel centro di Napoli si leggeva la seguente iscrizione: «Questa Accademia — perché nell'arte della guerra — e negli ornati costumi — la militare gioventú — ottimamente ammaestrata — crescesse a gloria e sicurezza dello Stato — Ferdinando IV — con regal munificenza fondò — l'anno del suo regno XXIX». Era l'aristocratico collegio della Nunziatella, celebre in Europa, nel quale venivano educati alle armi i rampolli della nobiltà e dell'alta ufficialità napoletana.


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Carlo Pisacane nel Risorgimento italiano
di Nello Rosselli
pagine 502

   





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