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      Pisacane finí con l'aggrapparsi all'estrema risorsa che in Francia sorride — e sorrideva già allora, dal '31 in poi — a tutti i vinti della vita, gli spiantati, i senza patria che affollan le vie di Parigi: la Legione Straniera. Della Legione, istituita per la guerra algerina e piú ancora per purgare il paese dei troppi rifugiati che lo infestavano, aveva un tempo fatto parte — e parte cospicua — un battaglione italiano, disciolto il quale nel 1840, non era per questo diminuita l'affluenza degli italiani; ché anzi, in quegli anni di pace, molti malinconici sognatori di gloria v'erano affluiti dalle varie provincie della penisola. In un certo momento (forse nel '46) lo stesso Pisacane, deciso a tentare, per la sua passione amorosa poi rivelatasi inguaribile, la cura della lontananza, avea richiesto al suo re il permesso di andare a morire laggiú. Ma gli era stato negato(16).
      Libero adesso, riprese il progetto; e per accelerare le pratiche ottenne che il Ministro francese della Marina — il duca di Montebello, che Pisacane avea conosciuto a Napoli, quando v'era stato ambasciatore — lo presentasse e raccomandasse: finalmente, ecco per lui un brevetto di sottotenente. La partenza fu ritardata pel parto di lei? Oppure la creatura non giunse a termine? Chi sa; certo che Enrichetta, sola sola e doppiamente triste, si fermò a Marsiglia, presso persone amiche: di là egli s'era imbarcato il 5 dicembre per l'Africa. Primo distacco, dopo cosí pochi mesi di tempestosa unione: a quando — se mai — il ritorno?


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Carlo Pisacane nel Risorgimento italiano
di Nello Rosselli
pagine 502

   





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