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      Ora o mai ci si libera dal giogo austriaco e torniamo padroni in casa nostra. Tanto pesante dunque quel giogo, tanto terribile il governo austriaco? No, non peggiore certo di tutti gli altri italiani; ma governo straniero, umiliante e irritante, anche se amministra alla perfezione, e fa strade ponti e bonifiche. Rovesciarlo, avevan detto e predetto per anni e anni, gridando al deserto, gruppi di patriotti: ma ora tutti d'un subito avvertono che si è presentata, per disfarsi dell'Austria, l'occasione unica, imprevedibile, superiore ai desideri piú arditi, che trova la sua base storica e sentimentale nel ricordo del periodo francese, quando Milano era orgogliosa capitale. E Milano s'avventa; il giorno prima, a Venezia, è stato liberato Manin. Il 23 marzo, non troppo decisa, s'accende la guerra sarda; tre giorni appresso sonante ingresso in Milano delle truppe Carlalbertine.
      Tanto rapidamente marciavano le cose italiane in quella primavera del '48, che mentre Milano, orgoglio delle democrazie europee, subiva la doppia invasione di volontari provenienti da ogni parte del globo, e di dottrinari saccenti, gabellanti ciascuno la ricetta infallibile pel successo finale; nel resto d'Italia guizzavano nel cielo, e un dopo l'altro esplodevano, stupefacenti fuochi d'artificio. Erano il Papa, il Granduca, il Borbone che, gelosi di Carlo Alberto e premuti dall'irrequieta folla delle capitali, si rassegnavano, pur di salvare il trono, a dichiarar guerra all'Austria, salvo poi a intervenire sul Po con moto uniformemente ritardato.


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Carlo Pisacane nel Risorgimento italiano
di Nello Rosselli
pagine 502

   





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