I milanesi, lungo la via, si voltano «a mirare quel bel giovane in quell'insolita uniforme»(19). Lechi è vecchiotto, burocratico, della vecchia scuola; propone a Pisacane di trattenersi a Milano per ordinare e «mettere a punto» un nuovo reggimento di volontari. Sfuriata di Pisacane: è venuto dall'Africa per fare la guerra, non «per trascinar neghittoso la spada per le vie di Milano». Già troppa gente affolla i caffè e le redazioni dei giornali, sputando critiche e progetti balordi(20); già troppo si ciancia sull'avvenire della Lombardia (pelle dell'orso), quando le sorti delle armi pendono ancora terribilmente incerte.
Lo contentano subito; e poiché i gradi, si sa, costano poco, ecco a lui che è tenente, brevetto di capitano e assegnazione a un reggimento di nuova formazione, che lo stesso 14 aprile parte pel fronte: il «reggimento della morte». (Son fuori strada, dunque, quelli tra i biografi di Pisacane, che, trovando un documento da lui firmato in quei giorni qual capitano in quel corpo, hanno creduto di speculare sulla sua vanteria)(21).
La partenza — e la nuova separazione da Enrichetta — non avvengono che il 17 d'aprile, ché Pisacane, aderendo a un invito di Cattaneo, ammiratore, sí, del suo slancio guerresco, ma piú della sua competenza, si ferma due giorni in Milano per precisar brevemente, e consegnare a chi di dovere, le sue idee Sul momentaneo ordinamento dell'esercito lombardo in aprile 1848. Incitamenti a intensificare il reclutamento e l'addestramento dei volontari?
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