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      Proposta di richiedere alla Francia — con la quale gli inviati lombardi stanno fiaccamente trattando le modalità di una spedizione di soccorso — la cessione del contingente italiano militante nella Legione Straniera?(22) Fatica sprecata: «già i savii non accettavano piú consigli», spiegherà poi l'amareggiato Cattaneo.
      Ma ecco Desenzano sul Garda, centro di raccolta, con la vicina Salò, di volontari d'ogni paese e favella: disertori austriaci, gente di Lombardia o Veneto o Lazio o Calabria, svizzeri e financo polacchi. Quivi, aggregato a una colonna lombarda comandata da un maggiore Borra, il nuovo venuto è tutt'altro che «neghittoso»: una faccenda grave trasformar quella masnada in combattenti sul serio! Occorre poi mantenere i contatti con l'estrema ala destra dell'esercito sardo che presidia Peschiera. Marce ed esercitazioni quotidiane, perciò.
      Lettera al fratello Filippo: Pisacane in complesso è contento; la sua colonna, gli scrive, per quanto non sia per anco organizzata a dovere e gli uomini sappiano a mala pena maneggiare il fucile, può considerarsi tra le migliori. Certo, si vorrebbe fare molto di piú, ma bisogna pur rassegnarsi agli ordini emanati dallo Stato Maggior generale e attendere, per cominciare la guerra anche lassú, «il signor Carlo Alberto». E poi, senza eufemismi: «Gli affari della guerra in generale vanno bene, perché non possono andar male; ma Carlo Alberto è una b... senza pari; 90 000 combattenti arrestati sul Mincio senza ragione. Se gli austriaci avranno forze noi saremo completamente girati dal Tirolo».


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Carlo Pisacane nel Risorgimento italiano
di Nello Rosselli
pagine 502

   





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