Il 26 di maggio stende un rapporto diretto al generale Durando e agli «Illustrissimi Signori del Comitato di Guerra di Brescia» (già, perché accanto al Ministero della Guerra, in Milano, accanto al Quartier generale Sardo, sul fronte, seguitavano a funzionare — e con quali pretese d'autonomia! — questi Comitati locali). Sguardo d'insieme sull'andamento delle operazioni: l'incognita è costituita dalla colonna Nugent. Che via prenderà? Nugent, cosí ragiona Pisacane, è troppo abile stratega per proseguire nella marcia in pianura, che lo costringerebbe ben presto ad affrontare una battaglia campale con l'intero esercito sardo, enormemente superiore di numero. A lui conviene evidentemente tentare l'aggiramento, spingendosi con rapide mosse per la Val Sugana su Trento; da Trento, per Vezzano e Tione, rovesciarsi, forte dell'esperienza del 22 di maggio, in Val Sabbia, debolmente presidiata, per aprirsi la strada di Brescia. Hanno pensato a questo i signori generali italiani? Hanno mai posto mente che l'eventuale piano Nugent si potrebbe prevenire e forse rovesciare? Ci son tre contro-piani possibili, secondo lui. Il piú audace e fruttuoso sarebbe quello di radunare tutte le forze sin qui dislocate nel settore del Garda e a valle del lago di Ledro per gettarle, sfondata la linea nemica, su Trento e Rovereto, notoriamente sguernite di truppe e, a quanto si dice, disposte a rivoluzione antiaustriaca: la guerra si trasporterebbe cosí in territorio nemico e, in caso di successo, l'esercito di Radetzki, tagliato dalle comunicazioni, verrebbe a trovarsi stretto tra due fuochi.
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