Di fronte alla molteplicità e all'accresciuta efficienza delle forze contrarie, Roma viene cosí a trovarsi in un isolamento addirittura paradossale. È vero che dalla Sicilia, dalla Toscana, da Genova è una nuova affluenza di colonne d'armati e di sbandati rivoluzionari ma, con l'anello che le si stringe d'attorno, a che mai può quell'affluenza giovare se non a consegnare alla storia la popolarità della causa romana in Italia?(39)
Febbrile, in tanto imperversar di bufera, prosegue l'opera della Commissione di Guerra, suprema autorità militare: è la Commissione che, superando resistenze ostinate di piccoli ras gelosi della propria autonomia, crea veramente l'esercito; è la Commissione che ne fissa l'organico; è la Commissione che discioglie le anarchiche bande sostituendole con reggimenti normali e che dispone l'immediato concentramento dell'esercito in due sole piazzaforti; è la Commissione che fa definitivamente naufragare il progetto, caldeggiato da molti, di affidare il comando supremo a un generale straniero; è ancora la Commissione che, accanto alle misure d'ordine generale, emana quotidianamente gli ordini di servizio e di marcia, ciascuno dei quali impone una vera battaglia con i recalcitranti comandi in sottordine; è la Commissione infine che, il 18 di aprile, suggerita la nomina del generale Avezzana, uno dei triunviri di Genova insorta, a Ministro della Guerra e Comandante in capo delle truppe romane, può quietamente sciogliersi con la fiera coscienza d'aver realizzato un miracolo.
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