Ma se avanzano, sarà davvero la guerra?
Sarà la guerra. La fase eroica ha finalmente principio.
Due vie si presentano ai difensori di Roma: serrarsi in città e garantirne ad ogni costo l'accesso; oppure sgombrarla e con tutte le truppe dar battaglia campale al corpo francese. Pisacane — che nel frattempo (carriere rivoluzionarie) è stato nuovamente promosso al grado superiore e addetto alla prima sezione dello Stato Maggiore(41) — manco a dirlo propende per il piano offensivo. C'è qualche analogia fra la situazione di Roma nel '49 e quella di Milano nel '48. Ambedue città aperte, ambedue indifendibili; con l'aggravante, per Roma, che oltre l'attacco francese, bisogna attendersi quello austriaco e napoletano, e che alla fine d'aprile le truppe presenti in città sommano appena a un 9000 uomini. La caduta di Roma sarebbe dunque questione di giorni. Quanto piú vantaggioso trasformare un assedio passivo in una guerra di movimento: il corpo romano, conservando per sé l'iniziativa del dare o non dare battaglia, potrà a suo agio investire i francesi sul fianco durante la loro marcia dal mare, oppure, radunandosi a nord di Roma con le milizie dell'oltre Appennino, attendere, per piombare sull'invasore, d'aver raggiunto una sicura superiorità numerica. Salva o non salva Roma, finché un esercito rivoluzionario si aggiri in Italia, chi potrà mai dire spenta la causa italiana?
Dal punto di vista strategico Pisacane e qualche altro che la pensa come lui hanno perfettamente ragione; da quello morale e politico, invece, è nel giusto Mazzini quando protesta contro l'assurdo errore che costoro commettono di considerare Roma, cioè, né piú né meno che come una qualunque «posizione», abbandonata la quale si possa sceglierne, per la difesa, un'altra migliore.
| |
Roma Stato Maggiore Roma Milano Roma Roma Roma Appennino Roma Italia Pisacane Mazzini Roma
|