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      Un Bonaparte costui? Tutt'altro, ma senza dubbio il migliore tra gli ufficiali di cittadinanza romana, e un romano sembrò allora che ci volesse a quel posto, per piú ragioni, o pretesti, campanilistici. Pisacane, che andava pian piano imponendosi come il factotum del triumvirato, fece in quest'occasione un nuovo balzo in avanti, sostituendo nell'ufficio di Capo di Stato Maggiore il Galletti, che del resto aveva già completamente offuscato e per attività e per competenza. Poco prima lo si era nominato altresí presidente del Consiglio di Guerra e della Commissione per le requisizioni.(47) Mazzini aveva sempre piú fiducia, e sempre piú bisogno di lui. Lo avrebbe attestato piú tardi: «Per me egli non era solamente il capo dello Stato Maggiore, esecutore rapido e diligente delle intenzioni del Generale in capo e delle nostre; era l'ufficiale nato per la guerra d'insurrezione, dotato di quella potenza d'iniziativa che trova la vittoria dove il nemico, fidando nella scienza tradizionale, non prevede l'assalto, ed al quale io poteva affacciare i piú arditi consigli, securo ch'ei non li avrebbe respinti unicamente perché in apparenza contrarî alle cosí dette regole dell'arte bellica».
      Tra i Roselli e i molti del suo stampo, pedantescamente aggrappati, nonché a quelle regole, all'osservanza di una disciplina formale, assurda in quei frangenti, e i Garibaldini, valorosissimi, sí, ma che intendevan la guerra un poco troppo da anarchici, Pisacane rappresentava infatti, se non il punto d'incrocio e d'intesa (ché il suo carattere non si prestava a quel compito), certo una tendenza media, assai piú equilibrata d'entrambi.


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Carlo Pisacane nel Risorgimento italiano
di Nello Rosselli
pagine 502

   





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