Garibaldi aveva dato lo sgambetto a Roselli, il colonnello Pisacane apertamente censurava il generale Garibaldi, la truppa pensava che il Comandante in capo temporeggiasse esageratamente, tutti avevan l'impressione che il triumvirato si mescolasse troppo nelle cose di guerra. I malintesi, le gelosie, i livori non avevano limite. Ma il piú colpito fra tutti fu, come sempre accade, il povero Capo di Stato Maggiore, tenuto responsabile di tutti i mali, estraneo al bene. Basterà leggere, per farsene un'idea, gli scritti sul '49 dei combattenti devoti a Garibaldi: Hofstetter, ad esempio, che si fa eco dei severi giudizi pronunziati su Pisacane da Manara (vero è che Manara fece piú tardi ammenda onorevole). Pisacane negligente nell'adempimento dei suoi doveri d'ufficio (perfino dimentico, il 16 di maggio, di trasmettere al reggimento Manara l'ordine di marcia, tanto che si sarebbe buscato dal Manara medesimo un fiero rabbuffo; ma Pisacane «parve non volerne saper nulla — e si ritrasse in fretta...»); Pisacane senza una sola idea nella testa nella notte dal 19 al 20 di maggio, sotto Velletri (Manara si recò da Roselli e «gli espose con italiana vivacità, e senza il menomo riguardo le negligenze del suo Stato Maggiore. Le parole del colonnello fecero impressione sul generale e sui suoi aiutanti. Sentiva quegli la verità del biasimo; gli altri non arrischiarono parola che fosse di difesa. Finalmente Roselli disse al Capo di S. M. e al colonnello Haug che qualche cosa doveva farsi»); Pisacane pavido dinanzi al pericolo!
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