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      Giorno per giorno, tra episodi mirabili cari alla memoria degli italiani tutti, ma necessariamente vani, la sorte di Roma precipita, mentre Oudinot, con metodica calma, incalza nell'approccio alle mura. Nel tempo stesso Ancona cade, presa dagli austriaci.
      30 di giugno, giornata storica: gran rapporto, tenuto da Mazzini, dei generali e capi di corpo. Mazzini prospetta le tre alternative possibili: capitolare, resistere sulle barricate sino all'ultimo sangue, uscir da Roma esercito, governo, assemblea e a marcie forzate piombare in Romagna alle spalle degli austriaci.
      Quanto a sé propende per l'ultima. Discussione: i piú inclinano alla resistenza ad oltranza, qualcuno suggerisce di andarsi a serrare in Velletri o in Albano, altri (Pisacane) d'invadere il regno di Napoli per tentar di sommuoverlo; la capitolazione è respinta. Ma l'Assemblea cui compete la deliberazione finale non ha piú il coraggio delle grandi coraggiose risoluzioni; la maggioranza presente che la fase rivoluzionaria è provvisoriamente tramontata in Europa.
      È dunque la resa.
      Il comando militare si mette in relazione col campo francese, il triumvirato si dimette.(58) Cosa accadrà dell'esercito? Confusione tremenda: Garibaldi e Roselli associati nel comando supremo. Il primo, smanioso d'agire, pianta in tronco il collega e con 3000 uomini scelti si getta alla straordinaria avventura Sanmarinese. Gli ufficiali superstiti, adunatisi il 2 di luglio, di notte, ascoltan Pisacane che li incita a chiudersi col grosso dell'esercito nella città Leonina per sostenervi un secondo assedio, ascoltan Sterbini di parer contrario.


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Carlo Pisacane nel Risorgimento italiano
di Nello Rosselli
pagine 502

   





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