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      Roselli ondeggia. Si decide finalmente di uscire da Roma, ma la decisione non viene eseguita.
      Dum Romae consulitur, i francesi procedono (la mattina del 3) all'occupazione dell'Urbe. Con imperturbabile solennitą l'Assemblea, riunita per l'ultima volta, vota intanto la definitiva costituzione dello Stato. E allora, abbattuto il governo, intimata dai francesi l'uscita da Roma ai militari «stranieri», all'esercito del Roselli non resta che l'auto dissolvimento, preceduto da una solenne protesta, firmata da tutti gli ufficiali, «contro la violenza che ha abbattuto il governo della Repubblica Romana sorto dal libero voto del popolo, durato nel perfetto ordine civile, e fatto sacro dal sangue versato per difenderlo».
      Il giorno 4 s'inizia l'esodo dei non romani da Roma, per terra, per mare, diretti i piś fuori d'Italia molti anche in Piemonte, l'unica terra che abbia serbato e s'affidi alla libertą costituzionale: triste viaggio quello che da Roma caduta, per Civitavecchia base francese, e Livorno gremita d'austriaci, conduce a Genova pur mo' domata nei suoi fremiti repubblicani e autonomistici; e come triste l'esilio in posti ospitali e liberi, sķ, ma che senza accennare a protesta hanno assistito alla grande ingiustizia di Roma!
      Si andavano spengendo cosķ gli ultimi bagliori di quel fuoco meraviglioso che, troppo improvviso e troppo splendido, era guizzato sui primi del '48, e che ora la dura lezione dei fatti e la dimostrata immaturitą delle pur meno ardite speranze parevano aver soffocato per sempre.


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Carlo Pisacane nel Risorgimento italiano
di Nello Rosselli
pagine 502

   





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