Si era risolto perciò, dopo aver consegnato a Mazzini altri quattro articoli di critica e storia militare(73), a ritentare il viaggio oltre la Manica, d'infausta memoria per lui. Sperava che, libero ormai nei suoi movimenti e non ignoto del tutto e peritissimo in fatto d'ingegneria, non avrebbe stentato a sistemarsi in un paese di grande industria. Ma se gli amici di Mazzini lo accolsero letteralmente a braccia aperte e in mille guise si prodigarono in suo favore, neanche lassú potè scovarsi il desiato posto; sí che a Pisacane, confuso tra le migliaia di rifugiati d'ogni nazione d'Europa, piombati lí perché attratti, come lui, ancor piú che dal miraggio della libertà inglese, da quello supposto dei facili guadagni, fu giuocoforza far ancora buon viso alle solite lezioni e ripetizioni: si sarebbe detto che agl'italiani non si chiedesse altro, in ogni parte del globo, che lezioni e lezioni. Miseria nera, però!
È vero che fin dall'agosto '49 funzionava a Londra, in soccorso degli esuli indigenti, l'Italian Refugee Fund Committee, ma quanto deboli le sue risorse, e poi come avrebbe potuto onorevolmente ricorrervi il colonnello Pisacane, dei duchi di S. Giovanni? A Londra gli ex combattenti italiani morivano allegramente di fame...(74)
Il triste soggiorno si prolungò per Pisacane per quasi sette mesi, fino al giugno '50; e non sappiamo neanche se gli fosse d'accanto, a rallietargli l'esilio la sua Enrichetta.(75) Ma non ci sono che gl'intelletti miseri che attribuiscono alla miseria la pochezza della loro vita: Pisacane non si lasciò intimidire dall'ostilità della sorte, e bravamente si lanciò alla conquista di Londra, di quella parte di Londra, per meglio dire, che aveva un interesse per lui.
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