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      È molto contrariante, in verità, che non si riesca a trovare una sola traccia di questi contatti fra Pisacane e gli esuli democratici di Londra. Ma quel che preme di rilevare è che, di ritorno dall'Inghilterra, Pisacane ci appare assolutamente un altro uomo: in un tessuto già favorevolmente disposto questo secondo viaggio in Inghilterra ha inoculato per sempre ormai il germe della insolubile questione sociale; e il primo effetto di questo mutato atteggiamento fu quello di temperare i suoi ardori di rivoluzionario politico, di cacciare nel suo animo un formidabile e inquietante punto interrogativo al posto della baldanzosa affermazione, essere in Italia già compiuta la rivoluzione morale, con la quale alcuni mesi innanzi aveva concluso il suo articolo sulla Guerra italiana.
      Ma perché poi, munito di un passaporto sotto mentito nome, quello di Giacomo Stansfeld, lasciasse Londra per tornare ancora una volta a Lugano, è un mistero. Forse una missione affidatagli da Mazzini?(77) Oppure Cattaneo e Macchi o qualcun altro gli hanno trovato un provvisorio impiego? Silenzio dei biografi: anzi Mazzini scrive che da Londra ripartí per l'Italia e nei Cenni premessi ai suoi postumi Saggi si legge che nel giugno '50 si trasferí dall'Inghilterra a Genova. E non è vero.(78)
      Eppure anche a Lugano non ha terren che lo regga, per quanto il noto ambiente gli torni oltremodo gradito e gli amici lo accolgano come un fratello: due, tre mesi, poi riparte e questa volta per l'odiato Piemonte. La breve sosta è tuttavia importantissima.


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Carlo Pisacane nel Risorgimento italiano
di Nello Rosselli
pagine 502

   





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