Pisacane dev'essere tornato da Londra con la testa piena d'idee nuove e con l'impressione di poter dominare da un punto di vista originale e, almeno per i suoi compatrioti, affatto nuovo il complesso succedersi dei recenti avvenimenti italiani.
Come scrittore militare, pur rivelando una tendenza costante a trarre dai particolari conclusioni di carattere generale, egli ha finora lavorato, si può dire, di dettaglio e intorno a dettagli (anche l'ultimo suo articolo comparso nell'Italia del Popolo, nel quale ha esposto la sua motivata avversione contro gli eserciti permanenti, istituzione ch'egli ritiene storicamente superata e ormai giustificabile solo in funzione e in servizio della tirannia politica e sociale(79), si lega sotto questo rapporto ai precedenti suoi scritti). Ora tutto ciò non lo soddisfa piú; sente che senza una bussola il navigante anche provetto si perde nel vasto mare, e che per abbracciare un ampio panorama bisogna salire in alto, dove i particolari si fondono in linee e colori. Prima del suo viaggio a Londra egli ha arrischiato delle previsioni politiche; ora s'accorge che il loro valore è zero, in quanto egli ha implicitamente supposto che le forze determinanti il domani sarebbero state le stesse che hanno giuocato in passato. Invece — lo ha capito là fuori — quanti nuovi elementi, interessi, dottrine, punti di vista si vanno elaborando, dalla cui combinazione scaturirà senza dubbio un diverso domani! Se tentasse, in base almeno a taluni di questi nuovi elementi dei quali ha tanto inteso parlare e tanto letto in Inghilterra, una nuova sintesi, una specie di consuntivo dell'epopea quarantottesca?
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