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      La donna era giovane, avea bisogno d'amore, e da tre anni anelava a un poco di felicità individuale!
      Per questo appunto, perché alla donna pur alta e degna non basta formalmente associarsi alla vita dell'amato, ma le è bisogno irresistibile contribuire a foggiarla e insieme crearsi una vita propria, per questo appunto i piú fra gli uomini che si dicono grandi perché hanno creato qualcosa nel mondo dello spirito, vissero senza una donna, se pur seguiti e confortati lungo la via da passeggeri affetti. Per questo appunto Mazzini, se amò, e amò piú volte con rara intensità, a nessuna donna mai volle consacrar la sua vita, lui che pure serbò fino alla tomba l'accorato rimpianto di una famiglia propria!
      La crisi di Enrichetta è dunque insieme anche crisi di Carlo; c'è della debolezza di qua, c'è dell'egoismo di là: torti reciproci. Si era rasentato il disastro, erano corse parole, peggio che dure, fredde, si era potuto credere che tanto amore naufragasse per sempre nell'indifferenza. Ma la ripresa, previo abbandono immediato di un assurdo dialogo epistolare, non poteva tardare. Minacciato nell'unica consolante certezza della sua vita, Pisacane abbandona le pazze idee per un tratto nutrite di adottare la cittadinanza svizzera o di emigrare, per disperazione, fuori d'Europa e si precipita a Genova. È l'autunno: fine d'ottobre o primi di novembre(82). Basta vedersi, parlarsi — dove, se non in un profondo sguardo possono attingersi certe grandi certezze? — e la tempesta pare una cosa lontana.


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Carlo Pisacane nel Risorgimento italiano
di Nello Rosselli
pagine 502

   





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