Davvero si era potuta immaginare la vita lontani l'uno dall'altro?
«Pisacane è tornato?» chiede Mazzini a Dall'Ongaro. No, non è tornato e non torna. Resta vicino alla sua compagna, che ha tanto bisogno di lui. Vuol riparare ai suoi torti. Si fisseranno a Genova, dove egli tenterà di tutto pur di darle una casa e quel po' di stabilità che è a lei indispensabile: «Il mio naturale s'irrita tanto della vita provvisoria da renderti troppo infelice», aveva scritto Enrichetta (e sarebbe bastato quel renderti, laddove ci si sarebbe attesi un rendermi per far capire quanto ella ancora amasse il suo Carlo!) Pisacane non lo scorderà piú. Dal '50 al '57, infatti, non si muoverà di là, da quei luoghi che avevan veduto sfiorire e rinascere il suo unico amore: né per questo rinunzierà affatto ai suoi ideali politici e sociali, ché anzi li andrà sempre piú affinando e approfondendo; né ai suoi amici, ché anzi li coltiverà assiduamente; né, insomma, alla sua vita di azione; ma tutto avrà ormai un suo centro, una sua base, un suo limite, un punto di partenza e d'arrivo, tutto confluirà, tutto troverà ricetto e comprensione nella casa comune.
Dalla rinnovata armonia ideale sgorgherà forza nuova per entrambi, forza che varrà a lui per osare, a lei per comprendere, se non per incitare.
Capitolo sestoPrimo libro
Genova formicolava allora di emigrati politici di tutte le regioni italiane. Qualche anno piú tardi una statistica ufficiale ne censiva, tra stabiliti in città e dispersi in provincia, ben 1500!(83) A Torino non minore affollamento, con questa differenza: che mentre a Genova, sempre repubblicaneggiante e non per nulla la patria del Mazzini, convergevano per lo piú gli uomini di sinistra; nella capitale, attirati dalle maggiori probabilità di cacciarsi in qualche pubblico impiego, affluivano piuttosto gli elementi temperati e costituzionaleggianti.
| |
Mazzini Dall'Ongaro Genova Enrichetta Carlo Pisacane A Torino Genova Mazzini
|