Piani insurrezionali (che comprendono la stessa Genova) non cessano d'imbastirsi tra le file dei mazziniani, facenti capo allora a un'Associazione Nazionale che Mazzini, su mandato di alcuni rappresentanti del popolo, ha fondato a Roma dopo caduta la repubblica, e poi diffuso in tutt'Italia(86). Sospette perciò le amicizie, sospetti i rapporti che Pisacane riallaccia con ufficiali dell'esercito sardo, poco chiara fin dal principio la sua attività. Che mai vuol dire Mazzini quando, nello stesso novembre '50, scrive a Dall'Ongaro: «le basi di Pisacane sono giuste. Ma v'è già un'embrione d'organizzazione militare per legioni in alcuni punti, che può benissimo concordare»; o ad altri: «un po' di pazienza ancora per l'organizzazione militare. Stiamo intendendoci coi nostri militari di Genova, amici di Pisacane, per un insieme di disposizioni»? Nessuno lo sa meglio del governo sardo: Mazzini e Pisacane s'adoperano per costituire quel Comitato militare (ben presto entrato in funzione, con Pisacane stesso e Giacomo Medici alla testa) che nel movimento repubblicano dovrà agire come uno Stato Maggiore generale, incaricato di studiare dal punto di vista militare eventuali piani insurrezionali, di apprestare i necessari armamenti, di afferrare in caso di tempesta scatenata la barra del timone(87).
Il progetto di una spedizione armata nel Sud, a sostegno di nuclei sediziosi supposti in procinto di levarsi nell'una o nell'altra provincia, ma piú probabilmente in Sicilia, incomincia già a delinearsi(88). Ben presto un nutrito carteggio tra i mazziniani di Londra, di Svizzera, di Genova, di Malta, di Napoli e Sicilia avrà per oggetto sempre piú definito questa impresa, a capitanare la quale i piú designeranno Garibaldi, allora imbarcato su bastimenti mercantili nei mari d'America.
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